“Sono un sognatore e in Val Pesarina ho imparato a viaggiare nel tempo. Questa non è solo la mia storia ma anche la vostra, è la storia di chiunque abbia iniziato un viaggio alla ricerca delle proprie radici profonde”
LE RADICI DEL TEMPO
Un viaggio in Val Pesarina
Un podcast di Bottega Errante in sei puntate sui sentieri, tra i boschi e gli stavoli della Val Pesarina. A condurci un uomo che ritorna nella valle da cui partì il nonno per ricomporre un mosaico di identità, e una ragazza che lo porterà a conoscere persone, storie e geografie.
Testi di Ilaria Olivo, voci di Margherita Cogoi e Ferdinando Passone, realizzazione a cura di Radio Onde Furlane.
IN VIAGGIO NEL TEMPO
“Ho letto che nel Deserto del Kalahari ci sono alberi che hanno radici che possono superare in lunghezza la torre di Pisa. Ecco: ho scoperto di conoscere perfettamente i primi venti centimetri delle mie radici, il luogo da cui provengono tutte le scelte prevedibili fatte prima d’ora. Ma quello che c’è sotto è rimasto un mistero: sono state le radici profonde, sconosciute, ad aver dato voce al mio sogno in friulano. È per colpa di quelle radici profonde che ho lasciato Berlino”
LA MEMORIA DELL’ACQUA
“Lascio che sia. Lascio che il tempo scorra insieme all’acqua della cascata. E nell’acqua vedo scorrere anche tutto quello che sono stato, l’identità che orgogliosamente ho costruito fino a qui, sta scivolando via. Sono certo che ritornerà, l’acqua torna sempre, il suo è una viaggio circolare. Ma ora sento che devo lasciarla andare. Deve scorrere fino al mare. Con me resterà ogni goccia che cade dalla cascata di Fuas.” Con un estratto da “Il fiume a bordo” di M. Daltin, A. Floramo, A. Venier, Bottega Errante Edizioni.
I SEGRETI DEL BOSCO
“Camminammo tra gli alberi, in mezzo all’orchestra. Accarezzo le cortecce e immagino di suonare un antico liuto. Appoggio l’orecchio al tronco di un pino nero e ascolto un insetto rosicchiare il legno in una musica ritmica. Quando inizia a piovere, i rami degli alberi intonano una canzone, piano, con voce sommessa. Poi sempre più forte. Noi corriamo dentro la foresta, estasiati dal concerto tutto nostro, o forse, del mondo intero. È quando si smarrisce la strada che si comincia a fare attenzione a ogni dettaglio. Il paesaggio non è più invisibile allo sguardo: gli occhi lo studiano, lo cercano, lo imparano a memoria…” Con un estratto da “Memorie della foresta” di Damir Karakaš, traduzione di Elisa Copetti, Bottega Errante Edizioni.
L’EQUILIBRIO INVISIBILE
«Devi restare immobile, il più piccolo movimento potrebbe rompere l’equilibrio. Vedi, l’equilibrio è questo. Un risultato precario per cui bisogna lottare secondo dopo secondo». I nostri corpi sono diventati tutt’uno con il cielo, mentre l’acqua ci scorre addosso, mi sembra di sentire parlare la pioggia e capire ogni parola. Restiamo immobili finché siamo completamente fradici. Finché guardandoci lentamente riprendiamo a muovere i muscoli, come se i nostri corpi dovessero reimparare a camminare… con un estratto da “Malta, malte” di Antonella Sbuelz, in “La notte che il Friuli andò giù” di AAVV, Bottega Errante Edizioni
LA MONTAGNA È UN CONFINE
“Siamo in cammino sul sentiero CAI 201. Per affrontare l’impresa ho dovuto comprare un paio di scarponcini e calzettoni: Allegra mi ha assicurato che anche se non dovessi più andare in montagna potrei utilizzarli quando nevica per non bagnarmi i piedi. Ho cercato di metterla in guardia riguardo la mia esperienza di trekking che rasenta il livello sotto lo zero, ma senza essere troppo preciso. Non volevo deluderla: era orgogliosa della sua idea brillante di portarmi al rifugio De Gasperi per farmi vedere le stelle…” Con un estratto da “I guardiani del Nanga” di Gioia Battista, Bottega Errante Edizioni.
MIGRAZIONE DI POPOLI E IDEE
“La storia di un paese la fanno anche le vite delle persone che lo attraversano, nonostante lascino orme meno eclatanti. Quelle di mio nonno posso seguirle leggendo il diario che mi sono portato fin qui. Finora l’ho custodito con gelosia, rinunciando a conoscere la sua vera storia. Come se restando in quella lingua che ancora non conosco, fosse protetta, come criptata. Volevo che restasse un mito, la storia di un uomo che lascia la sua terra senza mai più farci ritorno. E i miti devono essere incomprensibili, per restare tali. Oggi, invece, ho deciso di chiedere ad Allegra di aiutarmi a tradurre il diario: è arrivato il momento di sfatare quel mito…” con un estratto da “Vento di terra” di Paolo Rumiz, Bottega Errante Edizioni.